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San Giovanni Battista

  • Situata a Diano d'Alba

Nell’area limitrofa a quella del Castello, demolito nel 1631 per ordine Vittorio Amedeo I di Savoia, a metà ‘700 si rende necessaria la costruzione di una nuova chiesa, visto la crescita demografica (1700 persone nel censimento del 1750 di Diano). Nel 1759 se ne incarica il giovane Canonico Don Domenico Ravinale, nipote del parroco di Diano Vincenzo Ravinale, che - ottenuto il consenso del vescovo alla nuova costruzione - si reca a Torino per avare un consiglio e probabilmente un disegno per la chiesa da un allievo di Filippo Juvarra. Trovato il progetto serve l’architetto che viene individuato nel talentuoso Carlo Francesco Rangone che accetta l’incarico. L’architetto per il pagamento non vuole denaro bensì chiede di non pagare le tasse né per sé, né per la sua discendenza sui beni che possiede a Diano. Dopo un po’ di dibattito in comune gli viene concesso che non pagherà le tasse lui solo, vita naturaldurante. Pochi mesi dopo muore il parroco Don Vincenzo Ravinale, i lavori devono aspettare il nuovo parroco (Don Valentino Bocchiardi) e devono rispettare la condizione posta dal vescovo Mons. Natta che chiede che la nuova chiesa sia realizzata al posto della vecchia senza demolirla prima che sia terminata quella nuova. Inoltre, occorre adattarsi al nuovo campanile costruito trent’anni prima (terminato nel 1738 con un’altezza di 42 metri) ed occorre seguire gli orientamenti dettati dalla Liturgia, oltre al dover adattare il progetto al luogo.

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Da un lato bisogna lavorare sull’ampiezza per riuscire a contenere al suo interno la vecchia chiesa e dall’altro adeguarsi al campanile, adottando così una leggera asimmetria per potersi inserire nel contesto.

Poco prima dell’inizio della costruzione avvenne un fatto che destò scalpore: vennero trovati distrutti i banchi della famiglia dei Conti Rangone e Scagnello, con delle indagini condotte su mandato del Real Senato.

 

 

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I lavori iniziano nel 1763 e coinvolgono tutta la comunità, una popolazione già in precedenza si era dimostrata solidale e coesa nel trovare i fondi per la costruzione della nuova fabbrica.

“una testimonianza popolare tramandata parla di una catena umana tra Diano e Cherasca per portare su dal torrente le pietre occorrenti, non bastando le 100 barozze di materiali mandate dal conte di Diano”, mentre il materiale occorrente viene precisato nel capitolato per la costruzione “mattoni 20.000, zinale grosse 2.000, mezze cornesse 4.000, quadroni 500, zinolette 2.000” (Mario Corrado, 2008)

 

Fino a quando si costruiscono le mura esterne tutto procede regolarmente mantenendo sempre libera la via di accesso alla vecchia chiesa entro le mura di quella nuova. Un grave incidente accade però nella costruzione della volta. Un grosso carico di pietre cade sulla vecchia chiesa e ne compromette la stabilità. Iniziò così una dura diatriba tra il conte e il parroco, conclusasi con l’allontanamento di quest’ultimo.

Poi, nel 1771, viene demolita la vecchia chiesa interna per far posto all’altare maggiore e per rendere possibile la realizzazione della pavimentazione e delle opere accessorie. Infine, nella notte del 23 giugno 1773 vengono smantellate le fornaci e tolti gli ultimi grandi cumuli di macerie.

Una chiesa in stile barocco piemontese che guarda già all’età classica, una struttura ad unica navata con volta a tutto sesto senza chiavi, dall’altezza di mt. 16, lungh. mt.30, largh.mt. 9,5, oltre alle 6 cappelle laterali.

La facciata della chiesa, che volge a mezzogiorno, è in mattoni a faccia vista ed è anticipata da un ampio pronao voltato a vela e suddiviso da lesene in arenaria in cinque parti: le tre centrali, coronate da un frontone triangolare, si aprono attraversoarcate a tutto sesto sormontate da piccole finestre rettangolari incorniciate, mentre le due più esterne sono illuminate da finestroni architravi; il registro superiore, coronato da un'alta statua nel mezzo, è invece tripartito da quattro lesene e presenta delle specchiature.

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