Profondamente attratto dallo studio della percezione, Jacopo Mandich incentra la sua ricerca artistica sulle sensazioni umane provocate dall’incontro con la materia. Il suo linguaggio è generato da contrapposizioni dualistiche, ibridazioni paradossali, dimensioni relazionali della materia nello spazio, che risuonano analoghe a fenomeni terrestri. Contrasti armonici inaspettati, spostamenti di senso, contravvenzioni alla logica dei materiali accadono davanti ai nostri occhi, increduli e rivitalizzati dalla varietà inesauribile delle immagini del mondo.
Per il progetto Resté, Jacopo Mandich realizza, durante la stessa giornata d’inaugurazione, l’installazione spaziale time e site specific, dal titolo Something Ice, in cui i visitatori possono vivere temporaneamente lo spazio affrontando le leggi della fisica e dell’imprevedibilità in una dimensione che oscilla tra quiete e tensione, fragilità e resistenza.
Jacopo Mandich si laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2005. Nel 2006 vince il Premio Internazionale di scultura Edgardo Mannucci e continua a frequentare i corsi biennali di scultura all’Accademia di Belle Arti di Urbino e di Torino, fino al 2015. Successivamente viene invitato, come primo artista italiano, alla Biennale degli Urali in Russia a fianco di grandi artisti come Alfredo Jaar e Tino Sehgal. Nel 2018 frequenta il Master di scultura alla Burg Giebichenstein Kunsthochschule Halle (Università di Arte e Design di Halle), in Germania, e nel 2019 partecipa a #Aterlier4 – Macro Asilo, un progetto curato da Giorgio de Finis al Museo Macro di Roma. Le opere di Jacopo Mandich sono abitualmente esposte in fiere, gallerie e musei italiani e fanno parte di varie collezioni private italiane ed estere.
Something Ice
Installazione time e site-specific
Ghiaccio, elastici, alluminio, legno, spazio, dimensione ambientale
Prima realizzazione nel 2022
Something Ice è un dispositivo spazio-temporale composto da un globo di ghiaccio sospeso attraverso degli elastici ancorati con incastri precari all’architettura di un luogo. La struttura tesa taglia lo spazio in linee di forza fino a quando lo scioglimento raggiunge il punto di rottura, innescando il rilascio della tensione e il crollo di tutti gli elementi.
L’installazione è permeata da un’atmosfera di tensione manifesta e di quiete apparente. È una soglia sull'ineluttabile, un monito sull’incoscienza e l’inerzia.
Questo dispositivo è una trappola per l’attenzione che invita l’osservatore alla presenza, alla consapevolezza dei corpi in uno spazio e in un tempo. È una metafora di un sistema mentale d’emergenza, di una frattura sociale prossima al collasso, che conduce a una riflessione sulle forze latenti che permeano la nostra realtà e la struttura sociale.